“Ebbene si, ce l’ho fatta` Oppure: “e ora cosa faccio”? Dipende dall’atteggiamento di ciascuno di noi che, al momento della pensione, può interpretare questo snodo inevitabile come la porta della vecchiaia, oppure come recupero della libertà.
Accettare l’incedere del tempo.
@La vita è fatta di passaggi fondamentali che sono comunque momenti privilegiati di crescita, di acquisizione di consapevolezze: la pubertà, l’adolescenza, il matrimonio, la maturità. Accogliendo queste fasi possiamo goderne a pieno i suoi frutti. Quando sei bambino, giochi, sei ingenuo e spensierato. Quando sei ragazzo, ti senti dominatore del mondo e in realtà sei fisicamente prestante e forte. Solo l’accettazione di questi cambiamenti strutturali che, comunque pongono interrogativi e mettono in crisi, ci consente di apprezzare ciò che davvero può donarti la vita. Si può e si deve cambiare dunque, apprezzando ciò che prima lasciava indifferenti, rivalutando, ricostituendo una scala di valori.

Liberi, liberi finalmente!
Ed è proprio in questa ottica che io, pur non avendo sentito il peso del lavoro, del cartellino e della vita scandita dai soliti gesti per ore, qualche volta si ma è normale, in questo momento mi sento libero. Libero di accogliere nuove sfide, di trovare nuovi stimoli, libero di gestire il mio tempo, libero di dare priorità ad interessi e passioni che tenevo debitamente a freno. La vivacità mentale, ammesso che se ne abbia una, deriva anche dalla rottura di certi schemi, dall’affrontare orari ed attività diverse. Ci sarà naturalmente uno squilibrio ma per ritrovarne uno completamente nuovo. Certo che la gestione del tempo e delle attività implica una attenzione importante.

Il ritmo.
Mentre prima ti imponevi un ritmo per uniformarti ad orari ed incombenze, ora il ritmo lo devi regolare tu per non essere preda della svogliatezza, dell’ignavia che fa capolino restando in agguato. Contento di essere approdato alla pensione quindi, ma non depresso e neppure entusiasta.