Elogio della costanza.

Costanza, assiduità, perseveranza, stabilità, tenacia, saldezza, fermezza; e ancora: accanimento, ostinazione, pervicacia, continuità, coerenza e molti altri termini. Tutte accezioni che indicano il fermo proposito nel mantenere un impegno, di ripetere un atteggiamento o una situazione, generalmente in prospettiva di un risultato da conseguire.
Ma, come la mettiamo se noi non siamo così costanti? Il crogiuolo di contraddizioni che ci caratterizza, l’irrequietezza di cui siamo autentici campioni, mi inducono a ritenere che costanti non lo siamo proprio. La nostra instabilità è proverbiale e, forse in linea di massima è meglio così. La mutevolezza alla fine è un adattamento, una condizione necessaria per resistere, per riciclarsi, tentare nuove vie.
È anche vero però che il risultato è determinato si da una dote innata che si può avere, ma una grossa componente è data proprio dalla costanza. Ricordo bene quante volte ho dovuto ripetere le mosse di judo per acquisirle in automatico, e con quanta disciplina ho dovuto ripetere le materie giuridiche in vista di un esame. Come si conciliano dunque i 2 aspetti: costanza o incostanza? Decisamente l’elemento catalizzatore, il motore, la molla, è la passione. è lei che ci rende folli, irrazionali: se ci appassioniamo, ogni mezzo è utile e lecito pur di conseguire uno scopo, pur di raggiungere la Meta. Alla passione, al suo potere e fascino, vorrei dedicare un altro ennesimo elogio;
ma, riprendiamo il tema Costanza. Si tratta di una vera e propria dote che hanno i campioni, le persone speciali e, infatti, la costanza premia sempre chi la pratica. Il pianista percorre imperterito la tastiera del suo piano per ore, l’atleta percorre lo stesso percorso, la stessa vasca in piscina mostrando una disciplina fuori dal comune. La componente della dote innata esiste ma, se non fosse supportata dalla costanza, andrebbe irrimediabilmente sprecata. Capaci si quindi, ma costanti perchè ogni dote va opportunamente allenata.

Manca l’ispirazione e non riesco a rebloggare.

Sono stato una settimana al mare: per riposare, per staccare e raccogliere le forze e l’isp_irazione per i nuovi progetti. Purtroppo, o per fortuna, esistono le variabili: quegli imprevisti, quelle situazioni che ti costringono a deviare dalla meta. Ho trovato sulla via 2 ostacoli: il primo. Non riesco più a scrivere con regolarità e non riesco a programmare e realizzare nuovi video per il canale youtube www.youtube.com/c/valterscarfia e forse è giusto così. Dopo aver macinato articoli per 90 giorni consecutivi è necessaria una pausa. Poi ho il peso di questo nuovo incarico che mi consuma energie positive. L’altro ostacolo è più tecnico, banale forse. Voi riuscite a rebloggare? Trovavo interessante questa possibilità: perchè c’è sempre e sempre ci sarà chi è più bravo, più informato e rebloggare non vuol dire copiare ma, umilmente e semplicemente riconoscere la maestria dell’altro. La condivisione poi è davvero la molla che arricchisce e forma. Proprio non riesco più e non mi piace selezionare, copiare e incollare; come se l’articolo fosse mio. Ci studierò e cercherò di capire. Nel frattempo, perdonate questo articolo per nulla contenutistico! .

Essere assidui o no.

Ma è proprio necessaria la fatica per conseguire dei risultati? La costanza, l’abnegazione sono un valore per noi? Ma il sacrificio ……
Di Einsthein, illustre scienziato, non ci restano solo le sue geniali intuizioni nè solo la sua teoria della relatività ma, anche una serie di citazioni che ancora oggi sono fonte di ispirazione per la nostra generazione. Mi colpisce così quella sull’assiduità: “io so con assoluta certezza di non avere un talento speciale; la curiosità, l’ossessione e l’ostinata resistenza, unita all’autocritica, mi hanno portato alle mie idee”. E che idee! Certo, è fuori discussione il suo ingegno ma, indubbiamente l’assiduità gioca un ruolo determinante per il conseguimento di un qualsiasi risultato. Un campione in qualsiasi disciplina, è colui che, pur dotato di un talento naturale, lo coltiva con tenacia andando oltre al comune limite della stragrande mahgioranza di noi normali, che, affranti e spazientiti, semplicemente ci fermiamo. L’assiduità è un dato fondamentale quindi un po’ dappertutto. Nella Preghiera ad esempio, non è tanto importante la modalità, la quantità o la qualità; tra l’altro di modalità ce ne sono innumerevoli, la quantità chissà se conta davvero e quale sarebbe il canone della qualità della Preghiera al cospetto di Dio, resta un mistero. L’assiduità invece è davvero fonte di ricchezza interiore ed esteriore.
Oggi, dobbiamo ammetterlo, siamo carenti di assiduità: ci stanchiamo presto di tutto, siamo impazienti, vogliamo subito vedere il risultato intutto ciò che facciamo, non sappiamo più sacrificarci. E così tutto è all’insegna dello spontaneismo, dell’improvvisazione e lo vediamo davvero dappertutto: nel nostro lavoro, in politica, sui giornali. Già lo aveva detto molto bene Kierkegard in una sua citazione fulminante: “il mondo è una nave dove il timoniere spesso è il cuoco di bordo”.