L’inserimento nella scuola pubblica dei ragazzi disabili , ipo e non vedenti nello specifico, è ormai da parecchi anni una realtà: perfettibile, con evidenti preoccupanti lacune, ma un valore non più negoziabile, patrimonio culturale della scuola tutta.
Non affronto qui le problematiche inerenti l’inadeguatezza delle strutture e delle risorse umane impiegate; io, da operatore tecnico appassionato di ausili, della tecnologia che può rendere un grande servizio ai disabili garantendo sempre più opportunità, vorrei sottolineare alcuni aspetti non trascurabili che ogni operatore accorto dovrebbe considerare.
La tecnologia, che lo si voglia o no, ci plasma modificando modalità e abitudini: basta considerare il tempo che utilizziamo durante la giornata per vivere una seconda vita su facebook o in compagnia dei nostri vari smartphones in tempi così rapidi che l’aggiornamento tecnologico non si propone ma si impone; se vogliamo che gli aspetti positivi dell’homo tecnologicus prevalgano su quelli negativi.
Per i disabili la tecnologia è una risorsa per superare, almeno in parte, gli handicaps che la menomazione comporta. Siamo così passati, per i non vedenti, dal Braille come unico mezzo per apprendere, ai pc fissi e portatili ingombranti e poco pratici, ai tablet e agli smartphones più maneggevoli e più alla portata delle nostre tasche. Anche questi ultimi così dovrebbero a mio avviso entrare nel quotidiano delle aule per offrire sempre più validi strumenti di formazione ed apprendimento. Il Braille non è semplicemente superato ma, potenziato: i non vedenti possono scrivere e leggere direttamente in Braille mediante terminali Braille di dimensioni e peso contenuti connessi con gli smartphones. C’è di più: i caratteri possono essere digitati direttamente in Braille sugli schermi utilizzando le 6 dita come fossero 6 punteruoli facendo anche a meno delle tastiere speciali costose, voluminose e rumorose. Ormai le sintesi vocali hanno raggiunto qualità eccelse e gli ebooks possono essere letti-ascoltati da lettori sempre più accessibili evitando alla collettività ingenti spese per la produzione di testi Braille che sono poche decine di migliaia a fronte delle svariate centinaia di migliaia di pubblicazioni sfornate in tutto il mondo. Si supera l’accesso diversificato alla cultura in potenziale simbiosi con i ragazzi normodotati.
Spesso per gli operatori, la mancanza di aggiornamento causa ansie e frustrazione e finiscono per definire la tecnologia una fastidiosa difficoltà, piuttosto che una risorsa da gestire per motivare i disabili all’impiego quotidiano. Posso testimoniare il fatto che pochi ragazzi ed adulti si avvalgono della tecnologia per sfruttare al massimo le loro qualità, per paura, per un senso di inadeguatezza, magari anche per pigrizia, dal momento che si preferisce Fare piuttosto che Far Fare a loro, anche per un malcelato pessimismo dei loro educatori o, ancor peggio, per una loro ritrosia per non chiamarla Ignoranza.