L’ennesimo elogio di qualcosa che combattiamo per tutta la vita, che non accettiamo, che cerchiamo di superare ma siamo abilissimi ad individuarli negli altri. I nostri limiti: questa fragilità che ci perseguita, ci causa ansie e traumi. Questi nostri proverbiali difetti che ci fanno fallire, che ci mettono in competizione costante gli uni contro gli altri a casa, al lavoro, con gli amici. Tutti ne faremmo sicuramente a meno pur di non doverli mostrare, pur di evitare topiche. Ma, potete immaginarvi un mondo dove tutti vivono senza sbavature, ragionando correttamente su ogni cosa, dipanando lo scibile con la massima disinvoltura, sciorinando dotte elucubrazioni con dialettica fluente. Che noia sarebbe! non potremmo correggere i nostri colleghi, nostri figli, genitori, compagni, non avremmo le motivazioni per studiare e migliorarci, non potremmo millantare il nostro sapere. Soprattutto, non potremmo esercitare, quella si che è la vera qualità, la nostra umiltà. L’umiltà di riconoscere proprio i nostri limiti, la superiorità in quel campo del nostro amico, collega o addirittura nemico. In realtà si dovrebbe elogiare l’umiltà, ma io elogerei anche i nostri limiti che ci insegnano, talvolta con lezioni feroci e durissime a praticare l’umiltà. Dovremmo gareggiare: non a chi è più bravo ma a chi è più modesto. Certo che non ci sarebbe gara perchè la nostra modestia ci spingerebbe a perdere. Ma, caspita, cosè questo trillo infernale! ah ecco, è la sveglia: stavo sognando.