I tormentoni dell’estate. Riflessioni di un meno tormentato.

Siete mai stati vittima dei tormentoni estivi? Mi riferisco ovviamente a quei brani di musica leggera che ti si impiantano nel cervello e lasciano una traccia indelebile. Magari quella canzone non ti piace, è banale, povera musicalmente e il testo è ripetitivo e banale. Ma è la canzone a sceglierti: te la ritrovi sotto la doccia, al supermercato in coda, mentre lavori; te la canti mentalmente ad un funerale.

Io detestavo questo modo di ascoltare musica, mi scagliavo contro le radio, i tormentati, i cantanti e poi, come tutti ne ero vittima e me la canticchiavo mentalmente. Ora ne sorrido e proprio ora che i tormentoni non hanno più presa su di me. La musica la amo e quindi non la consumo, nel senso che non inseguo più generi o etichette.

Oggi la musica la consumiamo letteralmente: nei centri commerciali, al ristorante, in macchina e, talvolta anche al lavoro. Diventa un semplice sottofondo al quale quasi non ci si fa caso. Persino grandi musicisti ritengono che la musica non vada ascoltata ad ogni ora del giorno: bisogna un po’ desiderarla, come tutte le cose del resto. Così sono meno permeabile ai tormentoni e la mia musica è scelta, non ingurgitata passivamente dalle radio; che poi, ci sono radio e radio.

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