Possiamo imparare qualcosa dal coronavirus?
In questi giorni c’è un chiodo fisso, un pensiero che attraversa tutti i media, i social, le argomentazioni e i pensieri delle persone: il coronavirus irrompe nelle nostre case. La bulimia di informazioni trasmettono paura ed angoscia e, onestamente, disorienta. E così, da allenatori di calcio, politologi, giornalisti, ci siamo scoperti tutti virologi, infettivologi. Ma quale è la realtà? La realtà è che siamo fragili: basta poco per toglierci le nostre certezze.
Effetti negativi.
Gli effetti negativi li vediamo un po’ tutti:
- L’economia a picco;
- Il lavoro a rischio;
- Il turismo che subirà un tracollo pericoloso;
- Gli eventi più significativi, gli spettacoli, le attività culturali sono bloccati e faremo.
fatica a tornare in mezzo alle persone. Insomma, le previsioni, complice la paura, sono ancora più catastrofiche ma, cosa potremmo imparare da questo periodo! Solitamente un periodo di crisi impone e manifesta dei cambiamenti non sempre negativi e noi dobbiamo applicarci per ricavare buone prassi da eventi e scenari negativi.
Qualche effetto benefico ci sarà pure!
In questi giorni si trascorre molto più tempo in casa perché i numerosi impegni che avevamo sono disdetti. Se non commettiamo l’errore di dare la caccia alle ultime news in televisione e sui social, abbiamo più tempo libero, più possibilità per rallentare un po’. Non è vero che siamo nati per correre: questo ritmo indiavolato ce lo stiamo imponendo noi e, sinceramente, ci stiamo rendendo conto che convegni, incontri, riunioni, presenzialismo a volte non sono così fondamentali. Davvero, prendiamolo come un monito per riflettere di più, per leggere, scrivere, parlare con le persone e, soprattutto, ascoltarle.