I primi cento anni dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

Il 26 ottobre del 1920 a Genova, veniva fondata l’Unione dei Ciechi e degli Ipovedenti da Aurelio Nicolodi che fu anche il primo presidente. Il 26 ottobre del 2020, sempre a Genova, il centenario è celebrato dall’annullo di un francobollo commemorativo.

Da allora i non vedenti hanno preso gradatamente coscienza delle loro capacità e opportunità, lottando per affermare i loro diritti, ma le sfide continuano…

I traguardi e le sfide.

Aurelio Nicolodi, il primo presidente, era un ufficiale che perde la vista durante una missione nella prima guerra mondiale. Era determinato al punto che già dalla branda dell’ospedale da campo, si procura gli strumenti per apprendere la scrittura Braille. Riesce a fondare l’unione Ciechi che in pochi anni si propaga in Italia. I primi anni, grazie ad alcune figure straordinarie: Augusto Romagnoli pedagogista, Benedetto Croce filosofo e ministro dell’istruzione ed altri, sono caratterizzati da grandi conquiste. Gli istituti per ciechi diventano scuole speciali, la scuola diventa obbligatoria, viene istituito un corso per insegnanti di ragazzi non vedenti. Successivamente si cerca di affrontare il problema del lavoro, la dignità con provvedimenti di assistenza e l’inclusione nella società. Il cammino dell’unione ciechi è costellato da una serie di successi e oggi la situazione di chi non vede è radicalmente cambiata. Naturalmente le sfide sono sempre più alte e sempre nuove e le difficoltà all’ordine del giorno, ma sono proprio le difficoltà che nobilitano le sfide e ci rendono più determinati.

Nuove difficoltà e opportunità.

Dal 5 all’8 novembre il sodalizio vivrà il suo congresso nazionale: una 3 giorni costellata di proposte, idee per aggiornare lo statuto e ripensare a nuovi modi di affrontare nuovi ostacoli. La contingenza del momento ci costringe alla partecipazione on line che procurerà ai partecipanti ulteriori difficoltà. Le nuove sfide sono: il lavoro, l’istruzione, l’autonomia, le tecnologie, l’inclusione, l’accesso alla cultura, le pari opportunità, lo sport e il tempo libero e molte altre ancora. Il lavoro continua e la complessità ci obbliga ad un impegno ancora più stringente. Le difficoltà non ci devono bloccare ma stimolare a percorrere nuove vie: solo chi vive le difficoltà ha più cose da raccontare. Allora tanti auguri all’unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti carica di 100 anni di storia ma, proiettata nel futuro per adeguarsi velocemente alle nuove esigenze sociali e culturali.

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