
Oggi, come sappiamo, la società basa la sua comunicazione soprattutto sulla rete, facendo dipendere la nostra vita dal mondo digitale. Anche …
Opportunità e vantaggi offerti dalla tecnologia. Il caso della scuola.
La diversità non è un pericolo, casomai ricchezza. tecnologia per la disabilità, ma non solo.
Oggi, come sappiamo, la società basa la sua comunicazione soprattutto sulla rete, facendo dipendere la nostra vita dal mondo digitale. Anche …
Opportunità e vantaggi offerti dalla tecnologia. Il caso della scuola.
Una rivoluzione è in arrivo sui cookie dei siti web e in particolare per quelle finestre che si aprono ogni volta che accediamo a un sito nuovo …
Stop al tormento dei cookie sui siti web. Ci sono le linee guida del Garante Privacy
Tra poche ore, sarà la giornata nazionale del braille che, per legge del 2007, si festeggia domani. Il sistema di scrittura e lettura braille per i non vedenti è stato fondamentale. Li ha infatti in poco tempo, portati da una situazione di totale isolamento e l’ignoranza, ad uno stato dignitoso nel quale possono essere integrati. In questo video realizzato camminando, ne parlo con un amico e mi confronto con lui sulla prospettiva di chi vede e di chi non vede.www.youtube.com/watch
Già ho scritto in un articolo precedente del libro letto “noi siamo tempesta” di Michela Murgia. Qui il link al mio ultimo vido dove ne parlo e colgo l’occasione per fare un augurio. Vi invito ad iscrivervi al mio canale, grazie. www.youtube.com/watch
“Che cosa accadrebbe se noi raccontassimo ai nostri bambini, non solo storie di eroi, ma anche racconti nei quali si può essere potenti insieme”.
Questo è l’incipit del libro di Michela Murgia “noi siamo tempesta”.
Il libro è anche un atto politico: la democrazia è estremamente faticosa, si fa prima ad affidare tutto ad un solo uomo o ad una olligarchia ma, alla fine, si diventa tutti deboli, alla mercè dei pochi forti.
Fin da piccoli siamo impregnati di egoismo, antagonismo: “chi fa da sé fa per tre”, sempre di corsa, sempre in gara. Non a caso, di solito, gli eroi finiscono male. In realtà molte conquiste, quelle davvero significative nella storia, sono opera di gruppi creativi che però non sono raccontate. Ecco perché ho apprezzato queste storie raccontate da Michela Murgia.
Così viviamo questa contraddizione sulla nostra pelle: da una parte il mito del farsi da Sé e dall’altra tutte le teorie che ci vengono sciorinate negli uffici e nelle fabriche; Il lavoro di gruppo è esaltato “tutti per uno, uno per tutti” anche se l’intento è ancora una volta quello di farci diventare animali produttivi.
Il lavoro di squadra, le attività di gruppo davvero però sono quantomai auspicabili. Mettendosi al servizio del gruppo si raggiungono risultati inattesi e insperati e la risultante non è la somma del lavoro di tutti, ma qualcosa di speciale e di diverso. Le storie raccontate in questo libro sono consolanti, sono un balsamo per la nostra autostima: non serve essere SUPER eroi per conseguire risultati interessanti, per passare alla storia. Il crollo del muro di Berlino, l’enciclopediA WIKIPEDIA E ALTRE STORIE MENO NOTE, DIMOSTRANO CHE UN GRUPPO DI PERSONE DETERMINATO Può FARE LA FAMOSA DIFFERENZA.
Il mese scorso ad Abilitando, una esposizione di tecnologia per disabili, ho girato parecchi video che sto pubblicando sul mio canale youtube. www.youtube.com/watch
Quello che vuole la tecnologia
Quello che vuole la tecnologia
— Leggi su ilmangiacarte.wordpress.com/2019/10/21/quello-che-vuole-la-tecnologia/
Un articolo di Federico Aviano
dal suo blog: Imlestar. Lo condivido perchè particolarmente adatto anche ai non vedenti, che utilizzano i tasti rapidi per ovviare all’impossibilità di utilizzare gli strumenti col mouse.
Della mia passione e dell’amore per i libri già ho scritto in più occasioni. Siccome l’articolo è andato perduto nella migrazione dal vecchio blog, lo riscrivo e lo completo. Ero proprio molto piccolo….
Un altro articolo sui benefici della lettura che, sto sperimentando. In questo periodo infatti, poca tecnologia e molta lettura. Aumenta il sonno, rende abili e migliora la concentrazione. Ecco svelati tutti i benefici della lettura.
http://progettomedea.com/2019/08/09/aumenta-il-sonno-rende-abili-e-migliora-la-concentrazione-ecco-svelati-tutti-i-benefici-della-lettura/
— Leggi su progettomedea.com/2019/08/09/aumenta-il-sonno-rende-abili-e-migliora-la-concentrazione-ecco-svelati-tutti-i-benefici-della-lettura/
Trovo edificante, ma soprattutto estremamente piacevole il tempo della lettura: ed è giusto così, altrimenti sarebbe assurdo leggere. I benefici e i vantaggi li conosciamo tutti, anche se non è automatico che ai benefici segua un comportameto consono: so ad esempio che il movimento ci farebbe bene ma, poi seguitiamo con la nostra proverbiale sedentarietà. Facciamo le cose buone o cattive solo per passione.
Leggi tutto “Leggo di tutto, e voi?”Non è vederti, non è sentirti ma tra sussurri respirarti
Non è vederti, non è sentirti ma tra sussurri respirarti
— Leggi su marilenadattis.wordpress.com/2019/07/04/limportante-e-quello-che-provi-mentre-corri/
Recupero un articolo di Davide Cervellin, un imprenditore non vedente di Tyflosystem, azienda che produce e importa ausili per disabili, per confutare alcune considerazioni e svilupparne altre.
Lui sostiene che la nostra generazione di non vedenti si è macchiata di alcune colpe:
quella di aver ricevuto più di quello che ha dato.
quella di aver cercato il protagonismo piuttosto che aver lavorato sodo,
quella di aver scimiottato i comportamenti negativi dei nostri politici dilapidando crediti e benessere.
Questo è vero per tutte le generazioni: i padri creano, i figli il più delle volte mantengono o dilapidano: questo perchè ciascuno agisce in funzione del tempo in cui vive e spesso non condivide i valori dei padri.
Mi concentro però sull’ultima colpa che Davide attribuisce alla nostra generazione di non vedenti: quella di celebrare il Braille più che praticarlo: quanto è vero, in tutto il nostro bel paese assistiamo ad un fiorire di convegni, dibattiti, tavole rotonde sul Braille e la sensazione è quella che venga celebrato come se fosse già morto; in memoria di.
Chi vede, deve sapere che la scrittura braille, che ha rappresentato una autentica rivoluzione nella storia di emancipazione dei non vedenti, è praticata più o meno come la frequentazione delle nostre chiese cattoliche: il 10%, forse anche meno.
Le cause? l’impressione che le sintesi vocali lo possano sostituire, la scarsa o nulla conoscenza del Braille da parte degli educatori, insegnanti di sostegno e alcuni di loro lo sconsigliano, la minore predisposizione al sacrificio in generale. Ricordo i commenti ad un video sul Braille che avevo pubblicato durante una manifestazione dell’unione ciechi: “ok bravo ma, cosa continui a parlare del Braille che tanto ormai con l’iphone si fa tutto”. E’ sconsolante notare, da informatico, che un tempo per studiare avevamo tavoletta Braille, valigiate di libri Braille ma la motivazione era tale e tanta che non ci occorreva altro per studiare. Ora abbiamo pc, sintesi vocali che quasi non le distingui da quelle umane, intelligenza virtuale, iphone che ti leggono semplicemente dalla telecamera, navigatori sempre più performanti, elettrodomestici parlanti, e siamo diventati pigri mentali.
Ora che potremmo fare di tutto, finiamo per non fare quasi niente. Il tono è ovviamente provocatorio ma, è sconsolante vedere le potenzialità ma non i risultati; salvando e lodando naturalmente le eccezioni.
Da poco tempo ho terminato la lettura del libro di Nicolò Ammanniti: (ti prendo e ti porto via). Già scritto che quando si conclude una storia si è attraversati da sentimenti contrastanti? forse si, già scritto; Dispiace abbandonare i personaggi che popolano le storie, li si vorrebbero ancora presenti, conoscere il seguito della loro esistenza letteraria. Allo stesso tempo, si ha voglia di passare ad un’altra storia, anche se non subito: certe esperienze devono sedimentare, fondersi nella nostra mente con i brandelli di altre storie. La nostra mente è una fucina che acquisisce manufatti di forme e colori diversi per forgiarli e costruire la nostra particolare originalità. Questo libro mi ha scortato in questi giorni di preoccupazioni, ho assunto una carica e ne sento tutto il peso, ha vivacizzato le notti insonni: se devo stare ore vigile con i sensi all’erta senza fare nulla, tanto vale ascoltare un frammento di libro, affidando a lui il compito di tirarmi via da questo status. Sono poi anche le situazioni che rendono il libro in lettura più o meno significativo. E così ho trovato davvero significative le ultime parole del libro, che poi sono il titolo stesso. Posso davvero affermare che in questo periodo il libro mi ha preso portandomi via e questo mi ha fatto bene. La lettura è così del resto! Ti porta via per riportarti a casa più forte e più ricco.
Accanto al libro cartaceo che speriamo non tramonti mai, la tecnologia ci fornisce altri strumenti che possono surrogare i libri e fornire una chiave di accesso a coloro che dal cartaceo erano esclusi: penso ad esempio ai non vedenti che, ne ho già parlato, non potevano accedere alla stragrande maggioranza delle pubblicazioni. Ho già affrontato il capitolo degli audiolibri lasciando alcuni link utili per poterli reperire sulla rete https://vscarfia.com/2019/01/22/audiolibri-per-tutti-perche-e-come-reperirli/
Mi
Evoluzione continua del Braille
Il Braille è giovane, ha quasi due secoli, altro che vetusto e superato. Diversamente da come può sembrare, il Braille non incontrò i favori che possiamo credere. Per qualche tempo sembrò che il sistema dovesse morire col suo inventore; avversato dagli stessi educatori vedenti che lo consideravano ulteriormente emarginante. Persisteva l’idea che il Braille rendesse i ciechi dei diversi, come se a creare diversità fosse il sistema e non la minorazione sensoriale.
Tale idea la si trova concretizzata nell’accoglimento verso il sistema ideato dall’inglese William Moon, divenuto cieco a 21anni, il quale nel 1845 mise a punto un sistema tattile che si basava sulla rappresentazione delle lettere dell’alfabeto in rilievo, modificate e semplificate
per migliorare la percezione tattile: 5 lettere erano ridisegnate completamente, 14 modificate
parzialmente e 8 rimaste invariate.
Nel 1847, in Inghilterra, fu pubblicato il primo libro stampato col sistema Moon e l’idea ebbe un successo che perdurò. Ancor oggi, alcuni sostengono che chi è divenuto cieco in età avanzata, incontrerebbe meno difficoltà nell’apprendere la lettura col Moon piuttosto che col Braille.
Nel 1868, quattro studiosi non vedenti, guidati dal Dr. Thomas Armitage, fondarono la “British and Foreign Society for Improving the Embossed Literature of the Blind”. Questo piccolo gruppo di amici crebbe fino a diventare il RNIB (Royal National Institute for the Blind) il maggior sostenitore del Braille in Europa e la più grande associazione inglese dei ciechi.
Il Braille, in Francia, a metà del XX secolo, ebbe il riconoscimento dello stato. L’ONU, nel 1952, l’ha proclamato sistema universale di lettura e di scrittura dei ciechi.
Attualmente il Braille è utilizzato in quasi ogni lingua conosciuta e perciò è un sistema che ha avuto delle implementazioni nel tempo.
Quando Louis Braille mise a punto il primo alfabeto, lo fece basandosi su quello francese ed i segni erano bastanti per l’alfabeto. Col tempo e mano a mano che il Braille veniva adottato da altri Paesi, per esigenze di altri alfabeti, il codice originale ebbe delle implementazioni con nuovi segni.
Ciò è stato possibile perchè, come è poi stato dimostrato, la codifica di Louis Braille è di tipo “binario”, ossia ricorda quella che, molti anni dopo, si utilizzò per i calcolatori elettronici che tutti noi conosciamo.
Attualmente l’U.N.E.S.C.O. ha un comitato permanente con il compito di adattare il Braille alle diverse lingue.
Come detto, il Braille fu arricchito di nuovi segni, man mano che nuovi alfabeti e nuove regole imponevano nuove espressioni.
Con l’avvento dell’informatica si presentò un nuovo problema, come adattare la segnografia del Braille, basata sui 6 puntini, quindi 64 combinazioni possibili, in una sola cella, alle 256 combinazioni dell’alfabeto informatico ASCII (American Standard Code for Information
Interchange ). Si trovò una soluzione e nacque il Braille informatico, basato su 8 puntini.
Se vi capiterà quindi di sentire qualcuno che parla di Braille informatico, è corretto, perchè anche tra i ciechi ci sono dei programmatori informatici.
E grazie a questo adattamento, l’informatica ha reso più giovane e duttile il Braille, eliminando quei limiti di cui accennavo negli articoli precedenti: peso e costo dei libri e del processo di produzione, deterioramento dei puntini, impossibilità di accedere alla gran parte della cultura. Da quel momento è stato possibile produrre stampanti a prezzi sempre inferiori, display Braille nei quali si possono immagazzinare centinaia di libri e documenti e che possono tradurre gli schermi dei pc e degli smartphones.
Anche in Italia ci sono stati degli aggiornamenti dei segni e quelli riportati nella tavola seguente, sono quelli in uso dal 1998, dove ci sono un paio di piccolissimi cambiamenti rispetto al codice precedente, codice tuttora largamente usato dai ciechi italiani.
Testi ed immagini da ” Braillaltramente” di Antonio Azzalin – Edibraille – 2015 e ristampa 2016.
E così questa notte ho fatto le 2 per concludere il primo libro della Ferrante “l’amica geniale”, con la conseguenza logica che ho trascorso le ore successive in bianco. Il giorno seguente solitamente è un dramma: sbadigli continui, un caffè in più, fatica estenuante per restare attenti al lavoro; ma chi me lo ha fatto fare!
Quando finisci un libro ti assale una sensazione strana, mista al dispiacere di uscire da una storia, provo la voglia di restarci nella storia ma anche il desiderio di ritrovare un’altra storia per immergerti. Avevo visto, ed è strano per uno come me che potrebbe stare senza la televisione, il romanzo in tv che ho trovato piuttosto lento e a tratti noioso. Ero sicuro che il libro mi avrebbe però coinvolto e così è stato. Mi ha colpito la capacità di raccontare tenendoti incollato alle pagine, la sua abilità di osservare il mondo circostante. Il fascino comntraddittorio che sprigiona Napoli del dopoguerra con la sua miseria, la sua violenza nei nuclei familiari. Fascino contraddittorio perchè, se da un lato mi appassionavo alle sfacettature e ai particolari, dall’altro provavo repulsione per tutta questa violenza, questo melodramma. Sucuramente è stata per me una calamita per la mia testa. Ora aspetterò forse un giorno o due per rituffarmi in una altra storia.
Ho letto l’amica geniale dall’audiolibro su Audible: anche in questo caso la lettura di una profressionista che passava disinvoltamente dall’italiano all’accento napoletano ha reso le pagine più vivide e cariche di emozioni forti.
Oggi è il giorno del metodo di lettura e scrittura per non vedenti: il Braille. Ma prima, come si o non si scriveva, leggeva, si o non si istruivano i non vedenti.
Per molti secoli, il conciliare lettura e scrittura per ciechi, in un unico sistema, sembrava un ostacolo insormontabile e senza soluzione. Già nell’antichità si considerava l’immagine mentale del reale, quella percepita attraverso la vista. Le scritture erano una interpretazione grafica di linguaggi dei segni che rappresentavano visivamente oggetti o situazioni. L’associazione della scrittura coi simboli visibili, per millenni, ha escluso il cieco dal produrre delle sue scritture, nonostante il mito ci parli di ciechi poeti ed indovini e la storia ricordi ciechi valenti in matematica e musica. Pertanto la comunicazione tra ciechi o tra ciechi e vedenti, era per via orale o affidata alla scrittura di vedenti. Questa è una delle ragioni per cui non ci sono scritti vergati e tramandati da persone non vedenti. Passarono dei millenni prima che il problema della rappresentazione scritta, basata su rappresentazioni grafiche con metodi e codici fondati su altra percezione sensoriale diversa dalla vista, trovasse sperimentatori per una soluzione valida. Tra i diversi ricercatori, il gesuita, matematico e naturalista italiano, Francesco Lana de Terzi (1631-1687), che ideò un sistema con un codice che non si fondava sulla riproduzione in rilievo delle lettere dei vedenti, ma su un suo particolare alfabeto tattile che, purtroppo, il suo ideatore non comprese che il tatto riconosce meglio il punto della linea.
Un altro tipo di risposta al problema, venne daltipografo francese Pierre Morreau, il quale ideò, nel 1640, un suo sistema basatosulla lettura con caratteri mobili. Le varie proposte solutive e la crescentecoscienza verso i più deboli, ci porta nella Francia della seconda metà delSettecento, periodo nel quale la società è all’alba di importanti cambiamenti. Inquel periodo si erano avuti dei movimenti pedagogici in favore dei sordomuti,ed in misura minore in favore dei ciechi. Intorno al 1780, a Parigi, viveva Valentin Haüy, direttore dell’Istituto dei Ciechi, pare che rimase colpito dadei ciechi suonatori ambulanti, vestiti in modo ridicolo per divertire ilpubblico. Fu molto impressionato da come i ciechi riconoscessero al tatto lemonete date loro in elemosina. Da questa osservazione Valentin Haüy intuì chese i ciechi distinguevano le monete col tatto, avrebbero potuto farlo anche conle lettere dell’alfabeto. Tradusse in pratica l’idea, mise a punto e sperimentòcon successo un sistema tattile, basato su delle lastre metalliche, sulle qualierano incisi i caratteri che poi venivano impressi su fogli di carta inumidita.Era un sistema di lettura per ciechi, a segni orizzontali. I libri stampati conquesto sistema erano grandi e pesanti, lunghi 60 centimetri eciascuno pesava più di 6 o 7 chilogrammi.
Nel 1786, orgoglioso della sua scoperta, Haüyintrodusse alla Corte di Luigi XVI i primi ciechi capaci di leggere, ma il Renon mostrò grande interesse. Nel 1787, sempre a Parigi, fu pubblicato il primolibro con questa tecnica, una pubblicazione che sintetizzava le teorie diValentin Haüy sull’educazione dei ciechi, con le quali sosteneva che letecniche ed i metodi educativi per i ciechi dovevano essere analoghi a quelliper i vedenti. Qualche anno dopo, nel 1791, la Costituente Francese dimostrògrande interesse e fondò l’Istituto dei Giovani Ciechi a Parigi. Però non tuttoandò bene per Valentin Haüy, ebbe situazioni e sorti non sempre favorevoli e lascuola venne chiusa. La scuola e le sorti di Haüy ebbero un andamento ed esiti,per certi versi, simili a quelli della Rivoluzione Francese. Al sistema diValentin Haüy va riconosciuto il merito d’aver cambiato la situazione che finoa quel tempo relegava il cieco al ruolo di assistito, portandolo a quello disoggetto di educazione. Come detto, era un’epoca in cui, sia nella stessaFrancia, sia in altri Paesi, cresceva l’attenzione per l’uguaglianza e spiegail motivo perchè ciò avvenga proprio in quel periodo, in cui avviene anche ilcambiamento del concetto di cecità che per lungo tempo aveva relegato il nonvedente in condizione di subumanità, principalmente dovuta alla preclusione all’accessoall’istruzione. Quindi la mancanza di cultura ed il pregiudizio nonriconoscevano al cieco parità di pieni diritti, e di doveri, come cittadinocapace di intendere e volere. Sempre in quell’epoca, furono fondate scuole diistruzione, educazione e preparazione professionale dei non vedenti, oltre chenella predetta Francia, anche in Germania, Austria, Inghilterra, Olanda,Italia, Stati Uniti ed altri Paesi. Infine, sempre riferito all’epoca, nellasocietà avveniva una trasformazione che, da agricola, andava versol’industrializzazione (1780, James Watt inventa la macchina a vapore). Ilfattore lavoro investiva anche il cieco che, fino ad allora, poteva lavorarenei campi o nell’artigianato minore. Al lavoratore si richiedeva una crescenteprestazione fisica e sensoriale e pertanto ciò escludeva gli inabili. Torniamoalla ricerca di metodi; dopo quello di Haüy seguì quello dell’austriaco Johann Wilhelm Klein (1765-1848), il quale insegnava a Vienna il metodo inventato daHaüy e scoprì che il tatto è più stimolato dalla scrittura a puntini che daquella a tratto unico.
Un altro sistema, alquanto ingegnoso e basatosulla rappresentazione in rilievo con dei puntini, è quello dell’italiano Luigi Ballù e rappresentava un primo passo verso la scrittura da parte deiciechi. Il sistema di Ballù “riproduce” i caratteri del nero con una serie di puntiniin rilievo. Questa tecnica, anche se apprezzabile per la tattilità dei puntinie la leggibilità da parte del vedente, era di una certa complessitàrealizzativa da parte del cieco e comportava un dispendio notevole di carta edi tempo per scriverlo.
Sul sistema ideato da Ballù ci soffermiamo un po’in quanto merita qualche attenzione. Basato sulla giusta intuizione che ilpunto fosse più riconoscibile dell tratto, permetteva anch’esso, come per ilBraille, una forma di scrittura da parte dei ciechi ed una lettura sia da partedei vedenti, sia dei non vedenti. Purtroppo, presentava alcuni svantaggi,rispetto al Braille: non era semplice ed il numero elevato dei puntini non lo rendevafacile alla lettura tattile. Di seguito alcune immagini di scrittura Ballù,ormai una rarità, realizzate ai nostri giorni dal prof. Domenico
Ravizza per questa pubblicazione.
Dunque questi limiti della soglia percettiva del Braille, sono davvero invalicabili? Pare proprio di si; tenendo conto dei limiti invalicabili della soglia percettiva del tatto, Louis Braille, proprio perché si era avvalso della sua esperienza personale di non vedente insegnante di musica, aveva potuto definire con precisione le dimensioni dei caratteri del proprio sistema, tanto che non hanno ottenuto significativi successi tutti i tentativi di utilizzare caratteri con dimensioni ridotte. Mi è capitato tra le mani un tentativo giapponese di produrre scrittura con caratteri più contenuti che pregiudicavano notevolmente la comprensione e la velocità; Un altro esempio eclatante era la moneta delle vecchie 500 lire, lo ricordate? che la zecca aveva prodotto stampando la cifra con spazi talmente ridotti tra i puntini, che la comprensione era proprio compromessa. Dunque, la soglia percettiva tattile presenta limiti davvero invalicabili e la riduzione dello spazio e del volume deve passare da altre strade che vedremo.
In secondo luogo, vanno segnalate la semplicità e la razionalità del sistema, costituito dalle sessantaquattro combinazioni di sei punti, (compreso lo spazio vuoto). I punti sono organizzati in serie ricorrenti, in modo tanto razionale, da consentire ad un adulto di apprenderlo facilmente in poche ore.Braille.
Le lettere base sono 10, che vanno dalla a alla j, e possono essere facilmente memorizzate. Le seconde 10 lettere, dalla k alla t, sono la risultante delle prime 10 con l’aggiunta di un puntino in basso a destra. I segni di interpunzione, punto, virgola eccetera, sono le stesse 10 lettere spostate in basso sul casellino. Altri segni li otterremo con le solite 10 lettere con l’aggiunta dei due puntini in basso, mentre i numeri sono le ormai proverbiali 10 lettere precedute da un segno convenzionale chiamato Segnanumero. Queste 10 magiche combinazioni le utilizziamo anche per produrre musica, sostituendo il pentagramma. È tuttavia possibile, mediante l’unione di più segni, ottenere un numero anche più elevato di simboli, particolarmente utili per la trascrizione della musica, della matematica e delle scienze.
Ma le caratteristiche straordinarie del metodo Braille non finiscono ancora qui. Il sistema risulta estremamente duttile e flessibile, tanto che, con i soliti sei punti, ricorrendo a piccoli accorgimenti, i ciechi hanno la possibilità di leggere e di scrivere tutti i testi di loro interesse. Lingue antiche e moderne, le lingue slave, l’arabo, il cinese (i ciechi cinesi, per scrivere in braille, hanno sostituito gli ideogrammi con una scrittura fonetica, così come gli arabi e i russi).
Ma la grande sorpresa è rappresentata dal fatto che il Braille ha superato a pieni voti la sfida dell’informatica che, lungi dal decretarne la sua morte definitiva come era previsto da molti esperti pedagogisti e tiflologi, lo potenzia e ne riduce drasticamente i suoi limiti. Questo passaggio è importante al punto che sarà l’oggetto di un prossimo articolo.