Condivido anche qui il terzo episodio del mio nuovo podcast “non di sola tecnologia podcast”, che ha bisogno di essere lanciato. Riprendo un mio vecchio video di youtube dove faccio un elogio dell’ascolto: potente strumento di pace interiore ed esteriore.

www.spreaker.com/episode/21092140

Noi siamo tempesta. recensione.

“Che cosa accadrebbe se noi raccontassimo ai nostri bambini, non solo storie di eroi, ma anche racconti nei quali si può essere potenti insieme”.
Questo è l’incipit del libro di Michela Murgia “noi siamo tempesta”.
Il libro è anche un atto politico: la democrazia è estremamente faticosa, si fa prima ad affidare tutto ad un solo uomo o ad una olligarchia ma, alla fine, si diventa tutti deboli, alla mercè dei pochi forti.
Fin da piccoli siamo impregnati di egoismo, antagonismo: “chi fa da sé fa per tre”, sempre di corsa, sempre in gara. Non a caso, di solito, gli eroi finiscono male. In realtà molte conquiste, quelle davvero significative nella storia, sono opera di gruppi creativi che però non sono raccontate. Ecco perché ho apprezzato queste storie raccontate da Michela Murgia.
Così viviamo questa contraddizione sulla nostra pelle: da una parte il mito del farsi da Sé e dall’altra tutte le teorie che ci vengono sciorinate negli uffici e nelle fabriche; Il lavoro di gruppo è esaltato “tutti per uno, uno per tutti” anche se l’intento è ancora una volta quello di farci diventare animali produttivi.
Il lavoro di squadra, le attività di gruppo davvero però sono quantomai auspicabili. Mettendosi al servizio del gruppo si raggiungono risultati inattesi e insperati e la risultante non è la somma del lavoro di tutti, ma qualcosa di speciale e di diverso. Le storie raccontate in questo libro sono consolanti, sono un balsamo per la nostra autostima: non serve essere SUPER eroi per conseguire risultati interessanti, per passare alla storia. Il crollo del muro di Berlino, l’enciclopediA WIKIPEDIA E ALTRE STORIE MENO NOTE, DIMOSTRANO CHE UN GRUPPO DI PERSONE DETERMINATO Può FARE LA FAMOSA DIFFERENZA.

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Roberto Saviano e Edward Snowden: “Lotto perché Internet torni di nuovo libero. Zuckerberg? Si pentirà” – Repubblica.it

Roberto Saviano e Edward Snowden: “Lotto perché Internet torni di nuovo libero. Zuckerberg? Si pentirà” – Repubblica.it

Roberto Saviano e Edward Snowden: “Lotto perché Internet torni di nuovo libero. Zuckerberg? Si pentirà” – Repubblica.it
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Quando non esistevano.

Smartphones ed affini.

Riporto uno stralcio di questo post. Non per nostalgia dei tempi andati: non credo a tempi migliori o peggiori. Solo credo che l’equilibrio sia una meta difficile da raggiungere ma importante. Quando devi scrivere e dare una risposta che viaggia per settimane o giorni, devi ragionarle per evitare fraintendimenti. Avete notato quanto sia facile essere fraintesi o fraintendere con un normale messaggino?

Quando non esistevano gli smartphone e l’adsl, le comunicazioni erano più lente e perciò i rapporti interpersonali suscitavano alcune emozioni forse sconosciute agli adolescenti di oggi. Incontrarsi con amiche e amici, darsi appuntamenti, rendersi rintracciabili erano tutte operazioni che avvenivano senza l’eterna presenza di cellulari, whatsapp e simili. Esisteva un’intensa vita di relazione, declinata in forme differenti rispetto al presente.

Ad esempio, non c’era l’opportunità di scattare fotografie in ogni secondo della propria esistenza e di postarle, a qualsiasi ora del giorno e della notte, su Instagram o Faccialibro. E forse è quasi superfluo aggiungere che non si perdeva tempo a fotografare infinite immagini di cibi e bevande – pizzette, calici di vino, piattini di pesce e alimenti vari. Non si sprecavano i limitati scatti delle vecchie pellicole per cose di questo genere: le fotografie, infatti, erano oggetti un po’ preziosi, proprio perché non immediatamente fruibili, e guardarle in compagnia costituiva un piccolo avvenimento. Il dato interessante è che non stiamo parlando di molti anni fa.

Ecco, qualche volta è bello e fonte di calde emozioni non poter avere tutto e subito.

IL 2018 PER I DISABILI, PICCOLO BILANCIO.

Solitamente gli ultimi giorni dell’anno sono dedicati ai bilanci, e io non sfuggo a questa consuetudine, anche per fare mente locale: capire cosa si è fatto e cosa resta ancora da fare; molto, ovviamente.
La novità più eclatante è questo nuovo ministero per la famiglia e le disabilità con un aumento di 100 milioni ain bilancio e alcune pensioni che, a certe condizioni potranno essere portate a 780 euro.
Il ministero può piacere o no ma, ora esiste e dovremo verificare se e quanto sarà utile: al momento si è appena insediato.
Il “piccolo aumento”. 100 milioni in più per la non autosufficienza: l’aumento del fondo è la buona notizia che la legge di bilancio contiene e destina alle persone con disabilità e alle loro famiglie. Il fondo per il 2018 – lo ricordiamo – ammontava a 462,2 milioni di euro, di cui 447,2 destinati alle regioni, 15 al ministero delle Politiche sociali. La relativa proposta di decreto di ripartizione delle risorse è stata presentata a fine ottobre alla Conferenza unificata. Con l’incremento previsto dalla legge di bilancio, la somma arriverebbe quindi a quasi 600 milioni. Per alcune associazioni, “uno sforzo irrisorio”, che andrebbe incrementato.
Il reddito di cittadinanza dovrebbe partire a febbraio del 2019, con un decreto atteso in gennaio che dovrà determinare limiti e paletti, credo molto stringenti.
Nella cultura in generale il tema della disabilità si fa lentamente strada imponendosi nei libri, in tv, nei film e in passerella. Così abbiamo un fiorire di libri, film di registi e associazioni, comparse di disabili in tv: una lenta affermazione registrata da qualche anno. Anche le paraolimpiadi hanno avuto una eco maggiore e le l’edizione invernale in Corea ha visto la partecipazione di 567 atleti provenienti da 49 diverse delegazioni; più delle scorse edizioni.
Passiamo ora però alle aspettative disattese. Nulla di fatto sulla legge sul caregiver familiare, nonostante sia stata invocata da numerose associazioni che tutelano i diritti dei disabili.
La riforma del sostegno, è ancora lontana. L’inclusione scolastica, malgrado le promesse, non ha ancora visto una riforma che a fine 2018 ha subito una battuta d’arresto, anche se il governo sostiene che sarà varata nel 2019.
Delusione anche per il piano non autosufficienza. Il tavolo interministeriale è stato costituito ma a tutt’oggi non ha ancora elaborato un piano strutturale, nè si conosce l’ammontare delle risorse disponibili.
Naturalmente si prevedono azioni di protesta.

Perchè è urgente regolamentare il riconoscimento facciale per proteggere le persone — Spazio Vitale

L’uso delle tecnologie di riconoscimento facciale in aree sensibili come la giustizia criminale o la salute dovrebbe essere regolamentato, sostiene l’Istituto AI Now nel suo ultimo rapporto sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società.

via Perchè è urgente regolamentare il riconoscimento facciale per proteggere le persone — Spazio Vitale

LE PAROLE SONO CHIODI CHE LASCIANO IL SEGNO

Conosciamo tutti il potere dirompente delle parole? sappiamo gestirlo questo potere fermandoci prima della catastrofe?
Credo proprio di no: utiliziamo le parole troppo, male e a sproposito. I linguisti ci raccontano che il nostro lessico è sempre più povero e contaminato; a volte addirittura disconosciamo il significato delle parole che utiliziamo e generiamo fraintendimenti che scatenano la nostra aggressività. Quante volte diciamo “io dico sempre quello che penso, non sono mica un ipocrita”! oppure, “io sono uno che si arrabbia subito, ma poi gli passa”,sfoderando la spada della parola ferendo indiscriminatamente, soprattutto le persone che più amiamo. Quante famiglie traumatizzate e divise irrimediabilmente da un solco di parole pronunciate con violenza senza freni. E quante situazioni salvate da qualcuno che si è fermato in tempo frenando il fiume di parole che aveva dentro, bloccando situazioni incresciose. Siamo sicuri che le persone dicono sempre ciò che pensano? sarebbe un vero guaio: provate ad immaginare un mondo dove si manifestano tranquillamente tutti i pensieri!
Le parole sono chiodi dunque, lasciano un segno e spesso le richieste di perdono non possono più essere ricevute, ci si è spinti troppo oltre. Non parliamo poi delle parole che, vomitate nei social, distruggono reputazioni, instillano dubbi, causano divisioni insanabili, che meriterebbero approfondimenti ulteriori.
Per fortuna le parole possono anche sanare, ricostruire, recuperare, riunire. Tutto dipende dall’utilizzo che ne facciamo, dal nostro cuore; la parola è un semplice strumento nelle nostre mani. Cerchiamo, per quanto ci è possibile, di porre una maggiore attenzione all’impiego che ne facciamo. Ricordiamocene quando ci relazioniamo con i nostri cari, quando affrontiamo persone che non sono propriamente empatiche. un po’ di diplomazia e soprattutto la gentilezza conquistano più della violenza e dell’aggressività.

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